La scelta di un’alimentazione vegana è molto spesso sostenuta da ragioni etiche che hanno ricadute anche a livello sociale, salutare, economico.
La cucina vegan è molto varia e comprende pietanze realizzate con soli elementi vegetali, cereali, legumi, verdura, frutta, etc. privi di sostanze animali o derivati come uova, latticini, miele. Questo tipo di alimentazione, se ben equilibrata e integrata a livello di nutrienti proteici e vitaminici non apportati in modo naturale dalla dieta vegana, è considerata salutare.
Sebbene in Italia negli ultimi anni il numero dei vegani sia cresciuto, tale ascesa oggi sembra subire un arresto. Stando alle indagini Eurispes, istituto di ricerca degli italiani, i vegani nel 2022 corrispondono all’1,3% della popolazione, ovvero 800mila persone circa rispetto al 2,4% del 2021 e al 2,2% del 2020. Dato in calo, ma in ogni caso più elevato rispetto allo 0,6% del 2014, anno al quale risale la prima ricerca sul numero di vegani nel Bel Paese.
Negli ultimi anni anche chi non adotta uno stile di vita vegano introduce in maniera costante nella propria quotidianità alimenti più green il cui ciclo di produzione impatta meno sull’ambiente. Le alternative vegetali a tavola sono sempre più presenti e i vegetariani più diffusi.
Sempre secondo Eurispes il 37,9% delle famiglie acquista alimenti e bevande plant based e il settore risulta uno dei più promettenti del comparto alimentare al punto che nel 2020 vantava un valore di oltre 12,8 miliardi di dollari. In base alle previsioni nel 2027 toccherà picchi di 35 miliardi.
Capofila di questa tendenza è la fascia di popolazione compresa tra i 25 e i 34 anni, più incline ad abbracciare nuove abitudini. Abbastanza stabile il numero dei vegetariani. Questi ultimi rappresentano il 5,4% dei residenti in Italia.
La rilevazione dell’Eurispes fotografa solo parzialmente la situazione nazionale perché, se è vero che una parte della popolazione si dichiara vegana o vegetariana è altrettanto vero che molti preferiscono non autodefinirsi, non optare per soluzioni alimentari valutate estreme, ma limitarsi a portare più vegetali sulla propria tavola riducendo la quantità di carni e pesci.
Alimentazione vegana, vegetariana, reducetariana (tesa alla riduzione di proteine animali pur senza essere vegani o vegetariani) o simili è, spesso accomunata alla sostenibilità alimentare che prevede una maggior sensibilità verso le conseguenze dell’impronta umana sul pianeta.
Sostenibilità alimentare
Per sostenibilità alimentare ci si riferisce, non solo agli alimenti che si consumano, ma all’uso consapevole di questi, alle loro lavorazioni per produrli e trasportarli, alle risorse, soprattutto idriche e del suolo.
La Fao, organizzazione delle Nazioni Unite per alimentazione e agricoltura, ritiene che l’alimentazione sostenibile debba essere a basso impatto ambientale e rispettare determinate linee guida nutrizionali definite in base a standard economici, accessibili e accettabili culturalmente e socialmente. Tutto ciò si traduce nella possibilità di mangiar bene, sano, senza gravare sul pianeta esaurendone le risorse vitali e la sua biodiversità.
Le azioni, soprattutto quotidiane, dei consumatori possono influenzare notevolmente lo stato di salute del pianeta, ma come si può mangiare in modo sostenibile tutelando il pianeta e, di conseguenza la propria vita e quella di tutti?
È più semplice di quanto si pensi perché basta seguire le indicazioni della dieta mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’umanità dal 2010, prediligendo alimenti artigianali e stagionali. Rispettare la rotazione delle stagioni consente di usufruire di alimenti a km zero, tipici del proprio territorio, evitando costi di coltivazioni in serra e trasporto. Costi, sia in termini economici, sia di emissioni inquinanti nell’ambiente. Inoltre, significa anche sostegno all’economia di prossimità locale e un consumo senza esasperazione. Less is more vale anche in questo ambito. Meno quantità e più qualità.
Sempre secondo la Fao 88 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate. Per evitarlo può servire una pianificazione strutturata, ovvero una lista della spesa famigliare ben pensata, razionale, pratica, fatta di cibo acquistato nella misura corretta per le proprie esigenze e in confezioni più piccole onde evitare un eccesso di packaging da dismettere.
Cibi freschi surgelati per evitare sprechi
La sostenibilità ambientale può essere adattata ad un altro comune aspetto della vita che, invece è spesso sottovalutato: coniugare coscientemente la frenesia dei tempi odierni al bisogno di limitare gli sprechi alimentari. Sprechi che possono, e devono, essere tenuti sotto controllo da tutti, anche per ragioni economiche acquistando cibi freschi surgelati che seguono la naturale ciclicità delle stagioni in modo da assicurarsi una scorta di spesa domestica, rispettando i propri impegni e la solita fretta con cui si “combatte” quotidianamente.
Non solo, l’alimento fresco surgelato, specie se non si interrompe la catena del freddo, conserva le sue proprietà organolettiche e il freddo è il conservante naturale per eccellenza. Scongelare la sola quantità di cibo di cui si necessita, conservando il resto, consente di evitare che il cibo in eccesso finisca tra i rifiuti.
Lo stesso utilizzo corretto del freezer, elettrodomestico di cui non possiamo fare più a meno, aiuta il portafoglio personale e l’ambiente perché basta acquisire poche abitudini virtuose per contenere la spesa elettrica e l’utilizzo di energia.