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Il Bel Paese è uno dei luoghi turistici più ambiti dagli stranieri. È meta di affollate schiere di vacanzieri che, soprattutto durante la bella stagione, scelgono l’Italia per le sue peculiarità climatiche, le sue bellezze architettoniche, paesaggistiche, storico-culturali e, non per ultime, culinarie. La cucina, infatti, è parte integrante dell’esperienza di viaggio. Rende quest’ultimo più completo, più immersivo e, sicuramente più gustoso. Il ricordo diventa anche sapore, odore, passa attraverso tutti i sensi. Impossibile per un turista non assaggiare le mille prelibatezze made in Italy, ma tra le tante quali sono quelle più gettonate?

Non solo pasta e non solo al dente

Quali piatti nostrani preferiscono gli stranieri?
Inutile dire quanto la pasta sia amata e richiesta in tutte le sue varietà e condimenti sebbene, a volte i turisti più legati alle proprie originarie abitudini ritengano difficile adeguarsi al tipo di cottura al dente della pasta.
La consuetudine di cucinare la pasta in questo modo, ovvero leggermente “croccante” è relativamente recente. In passato, infatti, alcune varietà di pasta lunga, preparata fresca e poi essiccata, venivano bollite per almeno un’ora. Impensabile oggi. Da metà Ottocento in poi molti ricettari dell’epoca riportano cotture un po’ più brevi, ma mai meno di 45 minuti. Nel Novecento si velocizza questo passaggio arrivando ad una cottura di 20-40 minuti per i classici maccheroni affinché diventino pastosi. Solo più tardi le cose cambiano e qualche ardito cuoco rivoluziona le regole della cottura azzardando bolliture di pochi minuti affinché la pasta sia ancora integra, “tenace” e non si sfaldi.
Se è vero che gli italiani sposano questa nuova usanza di cottura al dente, è altrettanto vero che per gli italiani all’estero non è così. Questo in virtù delle numerose migrazioni di connazionali nell’Ottocento, periodo in cui la bollitura della pasta era ancora molto lunga. In pratica i nostri stessi avi tramandano tali metodi di cottura, perpetuati nei secoli e consolidati anche a causa degli scarsi contatti con il Paese natio e, di conseguenza con le evoluzioni della cucina dello stivale. Non è solo la pasta ad essere regina delle tavole italiane. I turisti, infatti, desiderano assaporare anche risotti, gelati artigianali, salumi tipici, tartufo, ribollita, formaggi regionali e, molto spesso originari di piccole località, polenta, dolci, pizza… insomma le richieste culinarie sono le più disparate ma anche le più tradizionali, seppur in alcuni casi rivisitate in chiave moderna. È un modo per avere un souvenir d’Italia.

Tutti a tavola di regione in regione

Naturalmente, regione che vai cucina che trovi. Il detto non recita proprio così, ma rende bene l’idea della notevole varietà delle pietanze italiane. Facendo una passeggiata lungo una virtuale tavolata nel Bel Paese si può spaziare dal pesto ligure, condimento a base di basilico, aglio, pinoli, pecorino e parmigiano, al riso piemontese, tipico del vercellese che, insaporito con una salsa al bergamotto calabrese, è tra i piatti prediletti dagli stranieri, alla bagna caoda, intingolo d’aglio e acciughe caratteristico dell’inverno e del Piemonte, alle intramontabili lasagne al ragù di carne all’emiliana, ai risi e bisi veneti, alla zuppa toscana chiamata panzanella, alla mozzarella di bufala e all’insalata di rinforzo campana, tipica del periodo natalizio, che prevede olive verdi, cavolfiore, acciughe, peperoni rossi (papaccelle), ai canederli trentini, polpette in brodo a base di pane, uovo, formaggi e altro ancora, al pane e alla burrata della Puglia. Ma non finisce qui.

L’elenco è troppo lungo e, sicuramente poco esaustivo visto che, ogni paesino, ogni isola, ogni borgo, ogni frazione, può avere il suo piatto esclusivo e originario.

In ogni caso, nessun turista lascia l’Italia senza aver mangiato almeno una volta la pizza anche se non è in cima alla lista dei desideri.

Top 10 dei piatti italiani più amati

L’agenzia di pubbliche relazioni Klaus Davi & Co. firma un sondaggio che coinvolge gli stranieri in viaggio in Italia per determinare quali siano le loro pietanze irrinunciabili in fatto di cucina.

Le prime due sul podio, ex aequo, mettono d’accordo Nord e Sud d’Italia visto che il 19% degli intervistati cede davanti al pesto genovese e alla ‘nduja calabrese di cui pare siano ghiotti tedeschi, spagnoli e francesi. Due prelibatezze completamente diverse tra loro, ma sicuramente uniche.

Il secondo posto è conquistato dalla piadina romagnola, apprezzata in modo particolare da tedeschi e russi, che si aggiudica il 16,5% delle preferenze seguita da mozzarella di bufala, di cui sembra che gli americani non possano proprio fare a meno, tartufo bianco, agognato dai cinesi, fiorentina, speck, gambero rosso di Mazara, imperdibile per sudamericani e olandesi, lenticchie umbre di Castelluccio, bottarga di muggine, famosa quella di Toscana e Sardegna, pane di Altamura, molto amato dagli scandinavi. Questo sottolinea quanto sia ricercata la cucina di qualità e caratteristica che rende una zona più appetibile dal punto di vista turistico.

Cibo e integrazione sociale

Secondo l’indagine del Censis – Centro Studi Investimenti Sociali, “Il cibo italiano è ambasciatore dello stile di vita italiano, e soprattutto è oggi in grado di intercettare una formidabile onda globale che chiede qualità, sicurezza, genuinità tracciabilità. Io “mangio italiano nel mondo” diventa sinonimo di io mangio di qualità, e più ancora di io mangio cose che conosco. In fondo, mangiare italiano rinvia ad una cucina semplice, genuina, fatta di prodotti tipici e autoprodotti, quindi a una cucina che sa andare incontro alle crescenti aspettative di salubrità”.

Il 68,3% degli stranieri intervistati dal Censis a Roma, Milano, Palermo, sostiene, non solo di conoscere il cibo italiano, ma di poterlo acquistare nel proprio Paese di origine con punte percentuali che arrivano all’80% in America Latina dove, tra ristoranti e negozi, il made in Italy è noto.
Gli stranieri residenti in Italia da oltre cinque anni, non solo integrano alle proprie abitudini culinarie quelle italiane, ma in molti casi optano per la cucina italiana quotidianamente che “trasferiscono” all’estero quando rientrano in patria, sia temporaneamente, sia in maniera definitiva.

La tavola è un luogo di incontro, un terreno di raccolta, una fonte di sostentamento e nutrimento, è festività, sicurezza, e soddisfazione. Una persona che cucina è una persona che dà: Anche il cibo più semplice è un regalo”. Cit. Laurie Colwin.