Sono numerose le leggende, gli antichi racconti, le favole di paese, che si tramandano di generazione in generazione, soprattutto nelle zone rurali del Piemonte perché rappresentano il legame delle persone con la terra, con le stagioni, con la storia delle famiglie e dei paesi e anche con gli anni bui di carestie e di guerre.
La leggenda del “fuoco dell’abbondanza”asta!
Una di queste storie fa riferimento al cosiddetto fuoco dell’abbondanza, in piemontese conosciuto come falò dla Bundansia, nato per favorire il raccolto del grano per la pasta. Le azioni propiziatrici per la realizzazione di eventi agresti pre-cristiani come questo erano frequenti e rispettate dalle popolazioni locali. Rappresentavano un modo per esorcizzare la paura di un raccolto scarso, quindi della fame e della povertà. Un modo che potesse incidere sulle sorti di tutti benevolmente. Il fuoco si appiccava la sera della vigilia natalizia, il 24 dicembre, o meglio poco dopo la mezzanotte tra il 24 e il 25, sul sagrato di una chiesa biellese su cui si radunavano fasci di felci da bruciare. Si svolgeva sempre nella medesima data per coinvolgere tutta la comunità, in modo particolare i bambini. Perché proprio il fuoco? Perché, a seconda della direzione delle scintille cambiava il pronostico dell’immediato futuro. Se le scintille si dirigevano verso est, allora era segno di prossima abbondanza di pane e vino, quindi di fortuna.
Il “fuoco dell’abbondanza” si ripeteva ogni anno, fatta eccezione per i periodi bellici per poi essere ripreso a fine anni ’50.
Ancora oggi, i borghi piemontesi dove simili tradizioni erano diffuse, come Rongio Superiore di Masserano, la rispettano in maniera folkloristica per mantenere vive le proprie usanze e condividerle.